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12.6.11

La donna e l'avvenire




di Sibilla Aleramo


Scritti Militanti


16 Ottobre 1949




L'Italia è così varia, varia nella sua figura e nella sua storia, nelle sue contrade come nelle sue canzoni. Proprio come la donna che oggi respira sul suo suolo. Milioni di volti , di giovinette e di vegliarde, quali ignare e quali profondamente consapevoli, destini diversi, madri, nubili, frivole, fiere, pensose, sdegnose, distrutte dalla fatica o levigate come il marmo dall'ozio e dall'indifferenza, fragili, possenti, milioni, milioni... E tutte, quelle che sono state marterizzate dalla guerra, quelle che ne sono uscite salve ma intimamente sconvolte, e persiono le miserabili che ne hanno tratto denaro, tutte quelle che si vendono e quelle che mantengono i loro bambini facendo la serva, lavando il pavimento altrui, le insane e le disperate, le soavi e le ciniche, le peggiori e le migliori, varie come sono varie le plaghe della Patria, ove aranceti, ove acquitrini, tutte sono state chiamate a far pesare il loro voto sulla bilancia che decide dell'avvenire.


L'avvenire. All'avvenire vi pensano queste donne? Se le interrogate, nei diversi strati della società, vedete negli occhi di molte balenare un che di misterioso, un misto di umiltà e di orgoglio, di timore e di audacia. Sì, la investitura le insuperbisce e insieme oscuratamente le sgomenta.


Erano così poco preparate ed ora sentono intorno tanti discorsi, l'uno che contraddice l'altro. E' così grande la confusione!


Fra quelle che sono state foggiate sin dall'infanzia a credere senza meditare e senza discutere, ad assumere passivamente idee e dogmi, le più non si tormentano, democristiane o liberali che siano, pianticelle cresciute all'ombra del proprio ambiente, senza veruna ansia di certezze.


Ma ve ne sono che, invece sentono affacciarsi al proprio spirito dubbi, incominciano a guardare fuori dalla loro cerchia, oscillano. Eve novelle, tentate non più dalla sensualità, ma dalla visione ancora nebulosa di un mondo tutto da ricreare e di un amore più vasto di quello esercitato fin qui, meno egoistico, universale...Sono esse che hanno nello sguardo quel luccichio strano, albori di coscienze ancora contrastate, di autonomie che esitano a dichiararsi.


Ed infine ci sono quelle che sanno limpidamente ciò che vogliono, e sanno che ciò che il loro cuore ha presentato, si compirà, un giorno, mediante il loro ausilio, mediante l'intervento che da oggi loro è consentito, e questo intervento salutano gioiosamente come una conquista grande.


Per queste donne l'avvenire non è uno spauracchio, né un geroglifico. E' in realtà in cammino; sin da ora, e luminosa e buona, realtà di un tempo che esse forse non giungeranno a vedere, specie le anziane, ma che sarà per tutte come il ritrovamento di una mitica età, età di armonia piena fra i due rami dell'umanità, finalmente, e di operosità in comune, lieve e grata, e di pace e di serena letizia.


Età che la poesia, attraverso i secoli, sempre ha annunziato e per la cui attesa soltanto, malgrado gli infiniti errori, la vita in terra non si è mai estinta.